Le amicizie oltre-confine ai tempi del coronavirus
Stamattina ho avuto un “momento di cortina di ferro” all’ufficio postale.
Credo che uno dei modi migliori per rimanere umani di fronte ad una crisi sia quello di regalarsi vicendevolmente una gioia inaspettata. Per questo volevo davvero mandare questa cosa in Italia, ad una mia amica dei tempi dell’università che avevo incontrato di nuovo a una fiera un paio di anni fa. Lei aveva “guardato oltre l’ovvio” in un momento in cui mi sentivo terribilmente giù, così ho deciso che era il momento di farle sapere quanto fosse speciale.
Anche prima del coronavirus era diventato inutilmente complicato spedire qualsiasi cosa al di fuori della Germania (tutto ciò che non è “documenti”, cioè fogli sciolti, viene considerato “merce” e deve essere spedito con un pacco, non con una busta).
La mia busta di stamattina era piccola e piatta.
“Che cos’è?”
“Foto”, dico io.
“Le foto sono merci, non documenti!”, mi risponde (trionfalmente) l’addetta, aggiungendo che “tutte le buste verranno ispezionate e rispedite indietro qualora contengano “merci”.
E mi obbliga a spedire il contenuto della suddetta busta (14×21 cm) in un pacco!
Che senso ha tutto questo? Non era una benedizione lasciare circolare liberamente merci, informazioni e persone?
Per fortuna supereremo anche questo. Confido nel fatto che l’amicizia è più forte di questo, e che riusciremo a restare umani anche con barriere, confini e ostacoli.